Un concetto erroneo

Siamo ormai abituati a sentire notizie come questa:

«domani la Temperatura massima sarà di 34° mentre quella Percepita arriverà a 38».

Ebbene, un’informazione di tale tipo, cioè senza alcun’altra specificazione, è priva di qualsiasi significato scientifico.

 

A mio giudizio, parlare di Temperatura Percepita è sbagliato per i seguenti motivi:

-        Perché l’organismo umano avverte delle sensazioni di caldo o di freddo, ma non può certo  percepire temperature.

-        Perché non esiste una "temperatura percepita vera"; il dato varia in ragione dell’indice bioclimatico utilizzato, cioè della formula scelta per il calcolo.

 

A riguardo del calore afoso, gli indicatori di uso generale prendono in conto solo la temperatura e l’umidità, visto che per la radiazione solare e la velocità del vento le misure disponibili sono in quantità molto inferiore e la loro variabilità spaziale è inoltre assai più marcata; il dato che viene calcolato è espresso convenzionalmente in gradi, in quanto rappresenta una cosiddetta “Temperatura Apparente”, quindi una temperatura non vera, ma che, se l’umidità fosse pari ad un livello prefissato, dovrebbe essere quella che genera nelle persone la stessa sensazione di caldo provata nel caso reale.

Per fornire un’informazione attendibile, è quindi necessario:

1)     comunicare quale indice di calore si è scelto;

2)     chiarire quali sono i presunti livelli di disagio, in rapporto ai valori scaturiti dall’uso della formula utilizzata.

In mancanza di tali indicazioni – come premesso – fornire un dato di “temperatura percepita” è privo di senso.

 

Due indici di calore molto conosciuti: Humidex e THI

Uno degli indici di calore oggi più diffusi, anche in Italia, è l’Humidex nella cui formula, accanto alla temperatura T in °C, l’umidità atmosferica appare in termini assoluti, espressa come tensione parziale di vapore (P), in hPa.

H = T + 0,56·(P – 10)

Il valore che se ne ricava è perciò una temperatura apparente per P = 10 hPa ed ha quindi una validità solo relativa al modello scelto ed alle condizioni che i suoi autori hanno chiarito.

Facciamo un esempio. Se nelle ore pomeridiane di una giornata estiva si registrano una T = 32° ed un’umidita relativa (U) del 40%,  si calcola un indice H = 37°.

(Nota – Il valore della pressione (in hPa) può essere calcolato, conoscendo la temperatura e l’umidità relativa (U, in %), mediante la nota relazione:       P = 0,061U ×10[7,5T/( 237,7 + T)])

 

L’indice termoigrometrico (THI) si basa sui valori dell’umidità relativa:

THI = T – (0,55 – 0,0055U)·(T – 14,5)

Si tratta di una temperatura apparente di ambiente saturo e perciò per qualunque U < 100%, l’indice è inferiore alla temperatura reale; nel caso sopra citato (T = 32° e U = 40%) otteniamo infatti THI = 26°.

Dal confronto dei due esempi fatti, dovrebbe pertanto risultare chiaro come non abbia senso parlare genericamente di temperatura percepita – sfruttando due distinte metodologie, ne abbiamo ottenuto due valori del tutto diversi (37° e 26°), partendo dalla stessa entità delle variabili meteorologiche – mentre è essenziale capire quale grado di disconfort corrisponda al numero ricavato; questo deve essere fatto consultando le classi di valori stabilite per ognuno degli indici scelti (vedi tabella).

 

Tab. – Valori limite, per gli indici di calore Humidex e THI, delle diverse classi approssimativamente individuabili fra la condizione di pieno confort e quella di estremo disconfort.

 

 

Humidex

THI

condizioni di confort

< 28

< 21

leggero disagio

28-33

21-24

disagio

33-39

24-27

forte disagio con possibili pericoli per la salute

39-45

27-29

grave sofferenza con pericoli seri per la salute

45-53

29-32

gravissimo pericolo

> 53

> 32

 

 Di seguito vengono riportate due tavole utili al calcolo speditivo degli indici sopra citati.