L’Oscar per la migliore idiozia sul clima

 

Mi occupo di climatologia da una ventina d’anni, durante i quali ho avuto modo di sentire un gran numero di eccelse assurdità in merito ai cambiamenti climatici. Da questo enorme contenitore di meraviglie, ho selezionato quelle che mi sono apparse come le cinque migliori, ordinandole poi per importanza, così da poter arrivare a conferire l’ambitissimo Oscar (delle idiozie sul clima) all’autore della prima classificata.

 

Come si evince dall’immagine di sopra, the winner isGiampiero Maracchi, il climatologo fiorentino che ci ha lasciati nel 2018. Il fatto che la coppia Caprara-Visconti appaia due volte non è frutto di un refuso, ma effetto dell’aver prodotto due distinte perle, a mio giudizio entrambe meritevoli di rientrare nell’esclusivo Top-5.

 

Di seguito alcune note su ognuna delle 5 meraviglie; si seguirà un ordine inverso rispetto alla classifica, così da arrivare, in un crescendo rossiniano di irragionevolezza, a spiegare alla fine quanto è valso per il conferimento dell’Oscar di settore.

 

5° = Bruno Parmentier «le tempeste che dall’Atlantico arrivano sulla Francia diventeranno sempre più violente»

 

Si tratta di un’affermazione del tutto gratuita, in quanto non supportata da alcun dato. Nulla di strano, perché di situazioni di tal genere ne abbiamo viste a bizzeffe. Ma allora è probabile che vi chiederete il motivo per cui ho dato al nostro Bruno l’onore di essere inserito nell’elite dei Top-5. La risposta è semplice: per la strepitosa faccia tosta con la quale la questione è stata divulgata dall’interessato (un ingegnere ambientale francese che si è guadagnato una certa notorietà, proprio diffondendo sul web consistenti dosi di catastrofismo insensato). Nel suo blog, l’ingegnere transalpino accompagnava l’allarme-tempeste a un grafico di MeteoFrance, che sarebbe casomai servito a dimostrare l’esatto contrario di quanto paventato; infatti, com’è evidente dalla figura, negli anni Duemila (colori giallo e arancione) gli eventi estremi sono stati assai meno intensi e meno frequenti rispetto ai due decenni precedenti (colori celeste e verde). Quindi, una totale assurdità.

 

 

Non credo però che Parmentier sia uno sprovveduto. Infatti, pubblicando questo grafico, lui coinvolge indirettamente anche MeteoFrance nelle sue stupidaggini, dando al contempo un’idea di scientificità alle proprie dichiarazioni, presumibilmente ben sapendo che la maggioranza dei lettori non capisce nulla di numeri ed è al contempo così desiderosa di sentire notizie sulla drammatica crisi climatica da non accorgersi nemmeno di clamorose incongruenze.

 

La ciliegina sulla torta è data dal fatto che, nella sezione del sito di MeteoFrance dedicata alla tempeste, si parla anche delle tendenze previste per i decenni a venire; vi si dice testualmente: «Le proiezioni non mostrano in effetti alcuna tendenza significativa di lungo termine sulla frequenza e l’intensità delle tempeste, sia a riguardo dell’orizzonte temporale del 2050, sia di quello del 2100». Un brutto caso in cui neppure i modelli previsionali aiutano il buon catastrofista; il grande Bruno ha saputo però superare anche questo inopinato ostacolo, appunto, con ammirevole faccia tosta (n.d.r. – l’espressione giusta sarebbe un’altra).

 

Sia chiaro: in casi come questo, parlare di faccia tosta è una sorta di complimento; se infatti alla base ci fosse la buona fede, ciò sarebbe prova di problemi ben più seri.

 

4° = G. Caprara – G. Visconti «l’intensità delle precipitazioni è chiaramente aumentata; la causa di ciò è il riscaldamento climatico» – poi, dopo qualche anno, il contrordine: «non vi sono ancora dati per poter valutare una crescita dell’intensità; non c’è alcuna correlazione tra piogge estreme e riscaldamento del clima»

 

Almeno da un punto di vista teorico, questa coppia di esperti dovrebbe garantire una divulgazione di livello molto elevato. Giovanni Caprara è lo storico responsabile della pagina scientifica del Corriere della Sera e da alcuni anni anche il presidente dei giornalisti italiani di settore; Guido Visconti, oggi a riposo, è stato per lungo tempo professore di Fisica dell’Atmosfera all’Università dell’Aquila.

 

Conquistano il quarto posto in classifica, grazie a una splendida incongruenza di idee, manifestatasi tra il 2008 e il 2011, proprio attraverso le pagine del quotidiano di via Solferino.

 

Il 12 dicembre 2008, Caprara scrive un breve articolo, i cui toni sono ben chiari già dal titolo, ove si parla addirittura di “nuovo clima”.

 

 

Nella parte centrale, si possono leggere queste dichiarazioni (virgolettate) di Visconti: «Globalmente, dai rilevamenti compiuti, non c’è una variazione nella quantità di neve o di acqua che cade; la differenza rispetto al passato è che queste precipitazioni oggi tendono a concentrarsi in periodi ristretti mentre in passato erano normalmente più distribuite nel tempo. Ciò può essere visto come un’impronta digitale del riscaldamento climatico capace di provocare una mutazione del genere. Di conseguenza, si nota che l’intensità dei fenomeni che oggi creano dei guai nelle città risulta essere anche più elevata rispetto alla norma e quindi si manifestano in modo più disastroso».

 

Il 5 novembre 2011, a seguito di qualche episodio calamitoso capitato in Italia, Caprara pubblica l’articolo che segue.

 

 

All’interno dello scritto, sono riportate queste frasi (virgolettate) di Visconti, nelle quali si può forse notare un’incongruenza (leggerina …) rispetto a quelle del 2008: «Questa grande quantità di piogge è caratteristica dei fenomeni estremi che avvengono in autunno. Non esistono tuttavia correlazioni con il riscaldamento climatico generale. Per sostenerlo occorrerebbero dati statistici più prolungati nel tempo che ancora non esistono. Tali livelli di intensità, peraltro, si sono registrati anche nel passato recente e lontano». Riassumendo dal contenuto dei due articoli:

 

·        Nel 2008 = Appare evidente (“dai rilevamenti compiuti”) una marcata crescita dell’intensità delle piogge; tale incremento è senza dubbio causato dal riscaldamento climatico.

 

·     Nel 2011 = I “rilevamenti compiuti” sembrano essere spariti, in quanto si dichiara che non ci sono serie di durata sufficiente per valutare eventuali modificazioni dei caratteri di intensità; si afferma con chiarezza che non vi è alcuna correlazione tra le piogge violente e il riscaldamento del clima.

 

   Insomma, un’incongruenza ciclopica. Una vicenda da “dottor Jekill e mister Hyde” della climatologia.

 

Nei giorni successivi all’uscita del secondo articolo, scrivo una mail a Caprara, complimentandomi per le affermazioni pacate contenute nello scritto. Chiedo però un parere in merito alla differenza di opinioni che emerge dal confronto fra le parole di Visconti del 2008 e quelle più recenti (allegando anche il Pdf dell’articolo del 2008, onde evitare ogni possibile malinteso).

La risposta di Caprara è disarmante: non vede infatti alcuna discrepanza fra i due contenuti, perché “quello del 2008 era un articolo breve e pertanto le idee erano riportate in modo sintetico”. Supponiamo che a un esponente dei gruppi che lottano per i diritti dei neri, venisse chiesta giustificazione di sue precedenti dichiarazioni di adesione alle teorie del Ku Klux Klan; onde chiarire tale clamorosa contraddizione, sarebbe sufficiente che affermasse che quelle dichiarazioni erano state rilasciate con frasi concise e sintetiche? Tutto semplicemente fantastico.

3° = Mario Giuliacci (dati fantascientifici sull’alluvione in Germania del luglio 2021)

 

La disastrosa alluvione del luglio 2021 in Germania (oltre 180 vittime) aveva scatenato un autentico tsunami di idiozie nei media, con politici, esperti e giornalisti che sembravano fare a gara per spararle sempre più grosse. In un quadro del genere, un plauso particolare va a Mario Giuliacci – ex colonnello del Servizio meteorologico dell’Aeronautica e notissimo personaggio delle previsioni meteo in TV – per essere riuscito comunque a distinguersi, diffondendo dei dati che, bonariamente, possiamo definire folli.

 

Nel suo sito web, Giuliacci scriveva: «Alluvione in Germania, mai così disastrosa nei secoli recenti. L’alluvione più catastrofica di sempre in Renania (Ovest Germania) ove in poco più di un’ora sono caduti circa 250 litri per metro quadrato. Una quantità d’acqua pari a più della metà del totale annuo per quelle regioni, concentrata in pochissimo tempo». (Nota – queste informazioni sono ancora disponibili sul sito a 11 mesi dall’evento https://www.meteogiuliacci.it/cronaca/meteo-impazzito-alluvione-di-portata-biblica-germania)

 

In poche righe un condensato di assurdità tali da consigliare a Giuliacci di passare un po’ di tempo a studiarsi qualcosa di climatologia generale; provo a chiarire in modo sintetico.

 

·        250 litri per metro quadrato (cioè 250 mm) in un’ora sono una quantità di pioggia ultra-straordinaria per qualsiasi stazione; si pensi che tale soglia non risulta nemmeno avvicinata pure nel Mediterraneo settentrionale (Francia del Sud, Liguria, Toscana nord-occidentale) dove gli eventi pluviometrici estremi sono molto frequenti e intensi. Un dato quindi assurdo, se applicato al clima tedesco, nel quale gli eventi superiori a determinate intensità sono sconosciuti.

 

·        Nella regione renana più colpita dall’evento, i cumulati dell’intera giornata del 14 luglio sono stati intorno a 120~130 mm; il valore massimo è di una stazione nei pressi di Colonia (153,5 mm). Le piogge non sono state affatto “concentrate in pochissimo tempo” ma si sono verificate con continuità nell’arco di 13-14 ore. Se le cose fossero andate come riportato da Giuliacci, l’intensità media dell’evento sarebbe stata circa 25 volte superiore a quella reale, rendendo così molto difficile l’individuazione di un congruo aggettivo da associare all’alluvione; pure “biblica” avrebbe avuto infatti un sapore di fortemente edulcorato.

 

·        Se 250 mm fossero superiori alla metà annua, ne discende che le regioni renane interessate avrebbero una piovosità totale intorno ai 450 mm; in realtà siamo ben al di sopra di tale valore, con dati fra i 700 e gli 800.

 

Disporre dei numeri ora riportati è semplicissimo per chiunque abbia un po’ di esperienza in materia. L’autorevole sito wetterzentrale.de raccoglie in continuo le misure effettuate da Deutscher Wetterdienst (l’agenzia governativa tedesca), organizzandole in modo razionale e rendendo anche disponibili delle carte tematiche di estrema efficacia.

 

Ho provato a lungo a cercare di capire come siano potute nascere le assurdità di Giuliacci. Alla fine, un’ipotesi sono riuscito a farla: si è confuso fra “Renania” e “Réunion”, finendo per elaborare un’immagine mentale come quella di seguito riportata.

 

 

L’isola de La Réunion è un possedimento francese a est del Madagascar che possiamo considerare come un paradiso, oltre che per certi aspetti dell’ambiente, anche per le piogge estreme, in quanto assomma i due principali fattori che le favoriscono: 1) viene periodicamente colpita da violenti cicloni tropicali; 2) ha un’orografia tale da comportare forti moti convettivi nelle masse d’aria umida che la investono.

 

Insomma, dopo essere stati martellati per anni con la bufala della tropicalizzazione del Mediterraneo, possiamo accettare favorevolmente pure l’estensione di tale teoria, che Giuliacci ci propone per il territorio tedesco. Evviva la climatologia creativa!!

 

2° = G. Caprara – G. Visconti «la Terra mai così calda da 500 milioni di anni»

 

Nella Liga del 2012, Cristiano Ronaldo segna la bellezza di 46 gol: Scarpa d’Oro al sicuro nella sua bacheca? Niente affatto, perché nello stesso campionato Leo Messi ne realizza addirittura 50. Un ottimo esempio di grande impresa mandata in secondo piano da un’altra ancor più leggendaria.

 

È la stessa parabola che ha riguardato Caprara-Visconti, divulgatori di una mostruosa fesseria, ma, purtroppo per gli interessati, superata anni dopo da una oggettivamente superiore, che ha permesso al suo autore di soffiar loro quell’Oscar che ragionevolmente potevano ritenere di aver meritato. La nostra coppia di esperti non può comunque rammaricarsi di nulla, perché la pubblicazione dell’assurdità in oggetto è stata fatta in modo ineccepibile, occupando una pagina quasi intera del Corriere della Sera (27 luglio 2003), con relativo titolo a caratteri cubitali.

 

 

Ricordo bene che, quando aprii il giornale per la prima volta, pensai che si trattasse di un palese refuso di redazione, cui sarebbe ovviamente seguita una correzione nei giorni successivi. Invece, la stessa affermazione del titolo era presente pure all’interno dello scritto, in forma di parole attribuite a Visconti. Nessuna correzione è mai apparsa, come nessun intervento è mai stato fatto da qualche ente scientifico per segnalare tale gigantesca castroneria; una chiara prova di come il dibattito fosse all’epoca già “malato”, causa l’evidente timore di esporsi con tesi che potessere in qualche modo apparire come contrarie al mainstream.

 

A chiunque abbia un’anche minima conoscenza della paleoclimatologia, non può non venire la pelle d’oca sentendo la frase in oggetto. Senza annoiare troppo il lettore, è sufficiente, ad esempio, ricordare che nell’Eocene inferiore il Pianeta ha conosciuto una fase di caldo pronunciato (il picco 50~52 milioni di anni fa), con temperature globali di svariati gradi superiori alle attuali.

 

Pensate che tale informazione era già in possesso del nostro Guido Visconti almeno da 18 anni; la prova certa di ciò è nella mia libreria e consiste nel quaderno n° 20 (gennaio 1985) de Le Scienze, intitolato “Atmosfera e Clima” e curato proprio dal nostro professore aquilano.

 

 

Nel primo degli articoli del quaderno, A. P. Ingersoll spiega anche come nel passato geologico la Terra sia stata ben più calda di oggi. A conferma di questo, la figura a pagina 13 (si veda subito sotto, assieme alla relativa didascalia), dalla quale si evince che proprio 50~52 milioni di anni fa i fondali oceanici avevano una temperatura di una dozzina di gradi maggiore di quella attuale.

 

 

Davvero imbarazzante; che dire? Forse il gran caldo dell’eccezionale estate 2003 ha fatto un po’ confondere le idee a Visconti, portandolo a suggerire a Caprara delle tesi allucinanti. Un’ipotesi da non scartare visto che la questione di “mai così calda da 500 milioni di anni” è contenuta in un articolo ricco di altre splendide farneticazioni, come la misteriosa attribuzione di un effetto raffreddante del clima alle azioni di disboscamento. Il non plus ultra di questa vicenda è dato infine da quanto appare nell’articolo del Corriere, al di sotto dello scritto. Se osservate con un minimo di attenzione, noterete una sorta di grafico con alcune annotazioni a margine; ebbene, queste sono relative alle oscillazioni della temperatura nell’Olocene e contraddicono in pieno l’assunto del titolo. Semplicemente FA-VO-LO-SO !!

 

1° = «gli eventi pluviometrici estremi sono aumentati del 900%»; per cui …

 

Se un vostro conoscente vi dicesse che nel suo giardino ha un pino alto 120 m e un cane da guardia di 450 kg, sarebbe umano che vi venissero dei dubbi sulla bontà della scelta di aver chiuso i manicomi. Ebbene, la bufala da oscar di Maracchi è di un identico ordine di grandezza. Inspiegabile, inarrivabile, puro esempio di assoluta fanta-climatologia.

 

Sin dai primi anni Duemila, il professore fiorentino si è impegnato in una meritoria campagna di (insensato) allarmismo su presunti incrementi dell’intensità delle piogge, che sarebbe triplicata rispetto al passato; una bufala totale, come facilmente dimostrabile con semplici analisi statistiche dei dati disponibili. Il nostro climatologo non si è mai curato del fatto di propugnare tesi false, ben sapendo di muoversi in un quadro culturale pronto ad accettare qualsiasi fesseria che fosse in linea col mito del clima impazzito. Ricordo benissimo che, durante un dibattito all’interno del famoso meeting di S. Rossore del 2004, Richard Lindzen (emerito del MIT, un gigante delle scienze dell’atmosfera) gli disse, senza giri di parole, che le serie storiche che poco prima aveva presentato non avevano alcun valore scientifico, cioè erano pura aria fritta. Maracchi non fece una piega e non tentò neppure una velata replica, ma nello svolgimento successivo del convegno le parole di Lindzen non ebbero alcun effetto, a dimostrazione che l’atteggiamento del nostro era comunque vincente.

 

Se non avesse conquistato l’Oscar assoluto, sarebbe stato indispensabile assegnarne all’interessato uno alla carriera. Encomiabile è stata infatti la sua continuità nel produrre informazioni catastrofistiche di vario tipo, che lo hanno reso una vera star del clima sui media nazionali (stampa e TV). Oltretutto, pare certo che a lui si debba l’invenzione del termine “bomba d’acqua”, privo di senso scientifico e pertanto entrato nel lessico abituale della maggioranza delle persone.

 

In un’intervista rilasciata il 2 novembre 2010 al Corriere della Sera, provò a inventarne di sana pianta una definizione tecnica, lanciando al contempo i primi segnali di quella super-idiozia che gli sarebbe valsa l’ambitissimo premio conferito in questa sede. Diceva infatti: «In genere si usa questa definizione quando vengono superati i 50 mm di pioggia nell’arco di due ore. Prima degli Anni 90 capitava in Italia una volta ogni dieci anni. Adesso ne abbiamo almeno una l’anno e possiamo arrivare anche a tre o quattro». Se consideriamo la frase nell’ambito delle chiacchiere da mercato, la cosa sembra quasi filare; se invece la valutiamo nell’ottica di un semplice approccio statistico, ne scaturirebbe il messaggio di un incremento di una ventina di volte, cioè pura fantascienza. Sempre nella stessa intervista, Maracchi ci informa che una super bomba d’acqua si è verificata nel 2003 a Carrara con 450 mm in due ore; guarda caso, si tratta ancora una volta di un’esagerazione incredibile, visto che il dato reale è di 149 (nel giorno 23 settembre). Con 450 mm, la città apuana avrebbe quasi sfiorato il record mondiale di 489, indicato dall’agenzia statunitense NOAA.

La comunicazione ufficiale dell’idiozia che è valsa l’Oscar risale all’autunno del 2014. Infatti, in un’intervista rilasciata a lanazione.it il 19 ottobre (http://www.lanazione.it/firenze/meteo-maracchi-inverno-1.317315), Maracchi chiariva ai lettori: «Le cosiddette “bombe d’acqua”. In sostanza arrivano masse d’aria calde dall’Oceano Atlantico con tantissimo vapore d’acqua e originano fenomeni come quelli avvenuti a Genova e in Maremma. Rispetto agli anni Sessanta-Novanta questi fenomeni sono aumentati del 900 per cento». All’epoca feci degli esempi numerici per spiegare l’assurdità dell’affermazione, ma in effetti ogni verifica è davvero superflua; con un mutamento climatico di tal genere, qualsiasi persona normo-pensante capirebbe che le nostre città avrebbero molto spesso un aspetto veneziano, cioè con canali e specchi d’acqua al posto di strade e piazze.

 

Molto probabilmente alcuni, leggendo 900%, avranno pensato nel 2014 a un refuso. Per fortuna ogni possibile equivoco viene chiarito due anni dopo, in occasione dei preparativi per ricordare il 50° anniversario della grande alluvione in Toscana. (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/10/24/news/alluvione_66_a_firenze_il_climatologo_maracchi_ce_ne_sara_un_altra_ma_si_e_fatto_poco_-150495977/). Il 24 ottobre 2016, la Repubblica riporta quanto saggiamente dichiarato da Maracchi all’Ansa nei giorni precedenti: «… negli ultimi 25 anni abbiamo avuto un aumento del 900% del numero di eventi meteorologici estremi, oltre alle alluvioni anche alcune specie di uragani, più concentrati nel tempo e su un’area più contenuta, quindi 9 volte in più rispetto al 1966». Con questo, ogni dubbio è fugato e l’Oscar può essere assegnato senza timori di eventuali contestazioni.

 

Per celebrare adeguatamente la grande vittoria raggiunta, voglio ricordare un’altra vicenda, nella quale il climatologo fiorentino dimostrò la sua indubbia capacità di catturare l’attenzione mediatica. All’inizio dell’ultima settimana del novembre 2010 comunica a vari organi di stampa che, a distanza di 5-6 giorni, è atteso l’arrivo sull’Italia di una perturbazione intensissima, con aspetti del quadro circolatorio previsto tali da temere il ripetersi dell’alluvione del 4 novembre 1966 (si veda ad esempio il Corriere del giorno 24). È un’invenzione così marcata da far sì che anche l’Aeronautica Militare si esprima per cercare di smorzare la questione, ma ormai i media sono scatenati e la cosa non si sgonfia; avremo un nuovo disastro?

 

Arriva il (presunto) mostro meteorologico e non succede assolutamente nulla. Il lunedì 29 esce un’intervista su La Nazione nella quale il nostro Giampiero ci spiega però che i timori erano ben giustificati e che solo la caduta delle precipitazioni in forma di neve alle alte quote ha impedito i paventati fenomeni alluvionali. Aggiunge comunque che il pericolo non è ancora cessato, visto che la perturbazione porterà nel complesso cumulati intorno ai 150 mm. Purtroppo, è l’ennesima bufala: non si è arrivati ai 50 mm nemmeno nelle aree appenniniche più piovose e non è esondato neanche il più piccolo rigagnolo.

 

In questa emblematica vicenda, un tocco di straordinaria (anche se del tutto involontaria) ironia è venuto da Sandro Bennucci, il giornalista che aveva appunto intervistato Maracchi il giorno 29. Nelle frasi di commento, scrive: «Giampiero Maracchi ha visto consolidare in questi giorni la sua fama di climatologo e meteorologo consapevole. Ossia non lancia mai allarmi inutili, ma quando vede sulle carte che la situazione precipita lo dice a chiare lettere: in modo che ognuno possa prendere le precauzioni del caso». Sembrano battute degne del Vernacoliere, con l’aggettivo “consapevole” che è da Pulitzer del non senso. Sarebbe come descrivere Stalin in termini di “un uomo politico aperto al dialogo”.

 

Come già accennato in precedenza, Maracchi ci ha lasciati nel 2018. Nello sport si usa dire che “i record sono fatti per essere battuti”, ma non sarà certo facile trovare un nuovo personaggio che sappia almeno eguagliarlo come produttore (per qualità e quantità) di panzane climatologiche.